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L’EDITORIALE – Carissimi redattori e amati lettori
Per questa primavera, dopo alcune riflessioni sul tempo, ho pensato di circumnavigare i pensieri delle nostre personalissime soggettività. Il tempo non è denaro bensì vita, e se il presente è un grande dono, dal passato dobbiamo guardarci per impararne gli insegnamenti.
Che cos’è che è andato storto?
Domanda sempre più frequente che avanza ad ogni anno, ma anche la più ignorata perché crescendo diamo importanza ad altro. Ebbene credo che i sogni e gli incubi abbiano una cosa in comune: l’aspettativa. Ore fa vi ho lasciato in questo modo:
“L’aspettativa sono i miei pensieri silenti incompatibili con la realtà di adesso, ma che da luce guida farà per i nostri cambiamenti”
Così, immediatamente mi catapulto in un duplice pensiero: noi possiamo avere un’aspettativa nei confronti di un qualcosa o qualcuno in un determinato contesto, ma al di là del risultato, ho dovuto ammettere di non aver perso quella fanciullina, per gli adulti più realisti sarà stupida, speranza, che c’è un altro tipo di aspettativa … quella che il mondo vuole da noi. È un concetto che in realtà personalmente ritengo imperativo morale.
Ricapitolando, quella che noi abbiamo dal mondo e quella che il mondo vuole da noi. Senza approfondire concetti metafisici, chiedo a ognuno di immaginarsi al di fuori del tempo della propria età e non appartenente ad un solo ambiente, con due sforzi, soprattutto per i più strutturati.
Il primo sforzo consiste nel percepire l’età che si sente dentro. Molti giovani speranzosi, soprattutto dopo tanti fallimenti sviluppano un’eccessiva inclinazione a contenersi. Il secondo tratta la possibilità di considerarsi come una parte di qualcos’altro.
Per essere ancora più precisi o provocatori, a seconda dei punti di vista, proviamo a ricordarci di noi come volevamo essere davvero e liberi di interagire con chi e come desideravamo.
Bene, adesso, ai più sarà venuto a mente il tempo giovane, le amicizie vere, gli amori puri e le passioni che solo ognuno sa vibranti davvero per sé. Credo che in questa visione l’aspettativa personale sia positiva.
Torniamo adesso e pensiamo ad ora guardando indietro. Non essendo come immaginavamo prima torneremo alla domanda precedente: “Che cos’è che è andato storto?”
Mi permetto adesso di rispondere: “Niente è andato storto … sempre avrai se vorrai il modo di riparare … le aspettative illuse che i sogni tramutano in incubi passano per un processo che si chiama ‘crescere’.
Se così non credi sia, così sarà un domani, anche se per poco.
E se accetterai che non tutto è sotto il tuo controllo ma ogni cosa risponde a una vibrazione allora negli incubi la luce rivedrai”.
Ogni cosa risponde a una vibrazione! Trovato questo rebus mentale, subito sorpasso il me che sono stato arrivando a una banalità: i bambini operano, i grandi riflettono. Forse potremmo provare a fare ambedue, operare e riflette, cioè agire come un giovane e pensare come un saggio, orientare da maturo divertendosi come un infante.
Vivere non è facile, ma sembra sia arrivato il tempo di ammettere che siamo esseri in continua vibrazione e calamite con un potenziale attrattivo.
Dunque chiedersi cosa mi aspetto da qualcuno o cosa il mondo si aspetta da me è opinabile se possiamo agire. Inutile è chiederselo nel lungo termine, e sobriamente utile nel breve non smettendo di credere in quello che possiamo dare.
Darsi a priori è un ottimo allenamento, ma sapendo che sarà utile solamente nei contesti che intimamente ci somigliano. In altri che differiscono è più possibile apprendere qualcosa di utile alla sopravvivenza. Non a caso il processo di maturazione ci porta a non avere aspettative in alcuni ambienti potendo vedere oltre.
Abituati a considerarci come singole monadi, isolati e totalmente responsabili per la nostra figura, soprattutto in negativo, potremmo invece guardare all’azione, con consapevolezza che dolori e sofferenze possono ripresentarsi, e alla condivisione di quello che ognuno è davvero al servizio di un gruppo sociale, per capire che le magre aspettative esistono perché ci sentiamo soli e non utili a un sistema potenzialmente equilibrato.
Da qui vi accorgerete che tocchiamo inesorabilmente l’interdipendenza umana, ma essendo uomini moderni abbiamo compreso che l’effetto di causa e conseguenza è più forte nel proprio gruppo sociale.
Probabilmente è vero che un battito d’ali di farfalla causa un terremoto dall’altra parte del mondo, ma il trucco è non fermarsi alla catastrofe, raccogliendo le macerie per ricostruire una prospettiva migliore per tutti. Sempre vi sarà chi osa, offende e brama alle spalle dei popoli, ma la fortuna è che le carte ad ogni mano sono sempre meno.
Una volta mi dissero di stare attento ai puri di cuore, perché circondati a loro insaputa da falsi, bugiardi, infingardi e vigliacchi, ma a questi manca una cosa che agli idealisti arriva sempre nel momento più bello: la consapevolezza di dover capire che devono cambiare per crescere al fine di portare avanti questo mondo. Gli impostori invece, che da primi spariranno, non è riservata evoluzione, e il motivo è che non si aspettano niente da nessuno, perché impongono con rabbia, odio, spinti dalla paura che di vibrazioni ne ha invero morte.
Chiudo con il potere dell’invisibile, con l’immanenza delle percezioni umane che dovremmo ascoltare più spesso per accettare l’idea che mutuando le nostre aspettative potremmo riversare quel che siamo per cambiare questa realtà.